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Immagine del redattoreGiulio Centemero

PMI e Start up, l’importanza di accedere al mercato dei capitali



Quanto è importante per le PMI poter accedere al mercato dei capitali ed alla borsa, così come per le start up, e quali strumenti possono consentirlo. Ne abbiamo parlato con l’On. Giulio Centemero, componente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati. Intanto lo scenario di partenza: “In un momento in cui il credito tramite il canale bancario è sempre più difficile da ottenere i mercati alternativi diventano di fondamentale importanza. Quante imprese senza una quotazione ad esempio sull’Euronext Growth di Milano, il mercato delle PMI, avrebbero potuto realizzare i loro progetti oppure quante imprese senza il crowfunding o senza l’emissione di minibond avrebbero potuto andare avanti. Si tratta di mercati ancora piccoli rispetto a quanto avviene in altri paesi non solo dell’Ue. Quindi è importante che il legislatore ma anche l’autorità di vigilanza, i ministeri facciano un’opera di semplificazione, di divulgazione e di educazione, visto che siamo anche in ottobre che è il mese dell’educazione finanziaria”.

Anche perchè il mercato dei capitali è una grande opportunità anche per le start up: “Vediamo tantissime start up che si dedicano al crowfunding per il loro secondo round. Bisogna quindi lavorare per dematerializzare le quote di srl perchè se una start up vuole uscire dal crowfunding per andarsi a quotare su uno dei listini dei mercati di capitale più grandi dobbiamo semplificare la modalità di accesso anche in questo senso”.

Un percorso che alla base ha la sua stessa semplificazione dunque, ma gli strumenti sono diversi: “Ci sono diversi strumenti, da quello fiscale come ad esempio il credito di imposta sui costi di consulenza della quotazione, il cosiddetto credito d’imposta Ipo, e poi ci sono strumenti non fiscali che al di là dei bonus permettono di semplificare tutta la procedura spesso molto complicata soprattutto in Italia. Vediamo infatti che laddove si possa, per esempio sul debito, andare su altri mercati purtroppo le nostre aziende spesso si

affidano a Dublino o a Vienna invece che rimanere in Italia”.


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